Valutazione di sostenibilità
 
 

8.5 Obiettivi della Strategia regionale di mitigazione e adattamento ai Cambiamenti Climatici (SMACC-RER, 2018)

 

La Regione Emilia-Romagna ha definito, con la D.C.R. 187 del 20.12.2018, la Strategia di mitigazione e adattamento ai Cambiamenti Climatici (SMACC-RER), che segue all'impegno sottoscritto nel 2015, con Under 2 Memorandum of Understanding, per la riduzione, entro il 2050, del 80%, sui livelli del 1990, delle emissioni prodotte in Regione, e definisce una serie di obiettivi generali.

Tale Strategia è costruita prendendo in considerazione le politiche internazionali in tema di lotta ai CC, in particolare: la Convenzione quadro della Nazioni Unite sui CC (UNFCCC), sottoscritta nel 1992 in occasione del Vertice sulla Terra di Rio de Janeiro; il Protocollo di Kyoto del 1997, entrato in vigore nel 2005, che definisce obiettivi di riduzione delle emissioni in misura non inferiore al 8,65% , nel periodo 2008-12 rispetto al 1985; l'emendamento di Doha del 2013 che ridefinisce il target al 18% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990; la COP21 di Parigi che definisce il nuovo obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C e aggiunge quello di dare pari centralità a mitigazione e adattamento; l'Agenda 2030 delle UN con i Sustainable Development Goals 2015-2030 (SDGs), che includono quello di "avviare azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti" (obiettivo 13), in coerenza con i Millenium Development Goals (2000-2015).

Allo stesso modo si è fatto riferimento alle strategie della UE: il pacchetto "Clima ed Energia" con l'obiettivo vincolante di ridurre del 20 % le emissioni di gas serra (CO2 equivalente) in Europa, entro il 2020 rispetto al 1990, del 20%, di ridurre i consumi energetici del 20% e di produrre energia da fonti rinnovabili in misura del 20% sui consumi finali di energia; la Comunicazione (COM/2011/112) "Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050", per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti del 25 % al 2020, del 40 % al 2030, del 60 % al 2040, dell'80 % al 2050 rispetto ai livelli del 1990; la Strategia per l'Adattamento al Cambiamento Climatico del 2013 che dichiara tre principali obiettivi tra i quali quello di "promuovere l'adattamento nei settori particolarmente vulnerabili, aumentando la resilienza strutturale del territorio e coinvolgendo anche il settore privato a supporto dell'azione comune".

In ultimo, nel documento si richiama la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNACC), del 2015, e la Strategia Nazionale Energetica (SEN), del 2017, con accenno alla redazione, in corso, del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC).
Il documento regionale non ha carattere di cogenza, rispetto ai piani e programmi regionali, ma rappresenta "una baseline regionale sulla quale misurare gli effetti delle azioni in atto e soprattutto gli effetti di quelle da pianificare e programmare", e strumento mediante il quale "provare a incidere sulle scelte future di governo del territorio". Tale Strategia si rivolge ai livelli sub-regionali, indicando in particolare le amministrazioni locali che hanno aderito al Patto dei Sindaci, per altro di recente evolutosi in Patto dei Sindaci per il Clima e l'Energia con passaggio dal PAES al PAESC, Piani d'Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima, che unifica la strategia di mitigazione con quella di adattamento ai CC.
La strategia individua quindici settori di riferimento, che corrispondono ai principali ambiti di competenza e di intervento regionali, divisi tra quelli fisico-biologico che comprendono

  1. Acque interne e risorse idriche,
  2. Qualità dell'aria,
  3. Sistemi insediativi e aree urbane,
  4. Territorio - frane, alluvioni e degrado dei suoli,
  5. Aree costiere,
  6. Infrastrutture e trasporti,
  7. Biodiversità ed ecosistemi,
  8. Foreste, e quelli dei Settori Socio- economici che includono
  9. Agricoltura,
  10. Sistema produttivo,
  11. Sistema energetico,
  12. Turismo,
  13. Salute,
  14. Patrimonio culturale,
  15. Pesca e acquacoltura.


Al contempo, il territorio regionale è stato suddiviso nei seguenti cinque 'ambiti territoriali omogenei':

  1. Crinale che include i Comuni a quota superiore agli 800 metri,
  2. Collina che include i Comuni a quota compresa tra i 200 e gli 800 metri,
  3. Pianura che include i Comuni a quota inferiore ai 200 metri,
  4. Area costiera che include i Comuni che si affacciano sul mare o che distano da esso meno di 5 km.,
  5. Area urbana che include i Comuni con un numero di abitanti > 30.000.


Con riferimento ai citati settori e agli ambiti è stata condotta l'analisi del rischio e attribuita la classe corrispondente a ogni relazione, sulla base di una articolazione predeterminata (non applicabile, rischio molto basso, rischio basso, rischio medio, rischio alto).
In aggiunta, è stata prodotta, in primo luogo, una tabella che evidenzia la relazione tra le misure in atto, raggruppate in insiemi omogenei (macroazioni), e i principali rischi, identificati per ogni settore, al fine di verificare la risposta già pianificata per la mitigazione delle emissioni e l'adattamento al cambiamento climatico, e in secondo luogo le macroazioni individuate sono introdotte in una matrice di relazione tra rischi e settori, per una valutazione qualitativa degli effetti, in termini di riduzione dei rischi climatici.

La strategia si chiude con la formulazione di proposte, le "azioni suggerite per integrare/adeguare la programmazione esistente (laddove possibile) ovvero da introdurre nella definizione dei futuri documenti di Piano e Programma settoriali", articolate tra quelle di mitigazione e adattamento e suddivise tra "utili per la normazione/pianificazione/programmazione/incentivazione", "utili per migliorare la gestione delle emergenze" e "necessarie di ricerca e sviluppo". Le azioni proposte per la mitigazione e l'adattamento sono correlate ai rischi climatici, per evidenziare se sono doppiamente efficaci (azioni win-win) in quanto apportano benefici in termini di riduzione delle emissioni e di aumento della resilienza climatica.

 
 

SMACC -RER - Obiettivi generali

1
Valorizzare le azioni, i Piani e i Programmi della Regione Emilia-Romagna in tema di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico attraverso la mappatura delle azioni già in atto a livello regionale per la riduzione delle emissioni climalteranti e l'adattamento ai cambiamenti climatici
2
Definire indicatori di monitoraggio (tra quelli già in uso da parte dei diversi piani sia per la VAS e la VALSAT che per i programmi operativi dei Fondi strutturali 2014-2020)
3
Definire ed implementare un osservatorio regionale e locale di attuazione delle politiche
4
Contribuire, eventualmente se necessario, ad individuare ulteriori misure ed azioni da mettere in campo per i diversi settori, in relazione ai piani di settore esistenti, contribuendo ad armonizzare la programmazione territoriale regionale in riferimento agli obiettivi di mitigazione ed adattamento
5
Individuare e promuovere un percorso partecipativo e di coinvolgimento degli stakeholder locali al fine di integrare il tema dell'adattamento e della mitigazione in tutte le politiche settoriali regionali
6
Identificare possibili metodologie per il calcolo della stima dei costi del mancato adattamento
7
Identificare strumenti innovativi finanziari ed assicurativi da mettere in campo per le azioni di adattamento
8
Coordinarsi con le iniziative locali (comunali e di unione dei comuni) relativamente ai Piani Energetici del Patto dei Sindaci (PAES) ed ai piani locali di adattamento
 
 

Per quanto attiene al Memorandum of Understanding (MOU), i firmatari s’impegnano a stabilire gli obiettivi al 2030 di miglioramento di efficienza energetica e di ampio sviluppo di energia da fonti rinnovabili, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2050. Nel documento sono definite specifiche aree d’intervento, che contengono indicazioni, in parte assimilabili o declinabili come obiettivi; si riporta una sintesi indicativa nel sottostante riquadro.

 

Memorandum of Understanding (MOU)

Aree d'intervento
Indicazioni
Efficienza energetica
Condividere informazioni ed esperienza su approvvigionamento e rete elettrica, integrazione di FER, sicurezza nell'approvvigionamento, efficienza energetica.
Traffico e trasporti
Intraprendere azioni per ridurre le emissioni di gas serra del settore dei trasporti, introdurre veicoli a emissioni zero, sostenere il trasporto alternativo (pubblico, ciclabile, pedonale).
Tutela delle risorse naturali
Collaborare sui metodi per ridurre le emissioni dei settori delle risorse naturali. Condividere le informazioni su gestioni tecniche per il sequestro del carbonio e la protezione delle infrastrutture naturali.
Riduzione dei rifiuti
Collaborare sui metodi per ridurre i rifiuti. Condividere le tecnologie per ridurre i rifiuti o convertirli in materie prime seconde o energia.
Scienza e tecnologia
Condividere informazioni ed esperienze nello sviluppo e diffusione di tecnologie. Massimizzare il successo della transizione tecnologica ed evitare potenziali ostacoli.
Comunicazione e partecipazione pubblica
Cooperare su comunicazione, trasparenza e pubbliche relazioni su cambiamento climatico, mitigazioni e adattamento.
Materie effimere dannose al clima
Cooperare nella riduzione di materie effimere dannose al clima per migliorare la qualità dell'aria a breve termine.
Inventario, monitoraggio, bilancio, trasparenza
Lavorare al monitoraggio, pubblica relazione e verifiche utilizzando meccanismi come Compact of State e Compact of Mayors.
 

Nel citato Memorandum sono definiti impegni per la promozione dell’adattamento e della resilienza al cambiamento climatico, per la condivisione delle pratiche di modellizzazione e valutazione e conseguente integrazione dei risultati nei processi di pianificazione e investimenti, per lo sviluppo di metriche e indicatori di monitoraggio della riduzione del rischio, per cercare soluzioni d'infrastruttura naturale o verde, per sviluppare modelli innovativi di finanziamento.