Obiettivi del PTM
 
 

3_ La nuova legge urbanistica

La legge 24/2017 Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio, nell’articolo 41 dedicato al Piano territoriale metropolitano, non introduce per il livello intermedio di pianificazione cambiamenti forti come quelli riguardanti la pianificazione comunale e regionale. Cionondimeno, è opportuna una interpretazione dei diversi commi alla luce delle questioni enunciate e allo scopo di delineare contenuti e forma del PTM. Chiarendo anche che sui temi ambientali la normativa pone in capo alla Città metropolitana la responsabilità della pianificazione di insediamenti sostenibili, incrementando la resilienza del territorio, ma delega la gestione dei cicli ambientali ad altri Enti regionali.

a) È individuata una componente, definita strategica, con cartografia "ideogrammatica" (commi 3 e 4), che dovrà restituire:

  • "scenari generali" coerenti con una "visione condivisa" e la "vocazione" delle varie parti del territorio;
  • principali linee di assetto per la sostenibilità
  • azioni per incrementare la resilienza.


Dunque, accento sulle specificità territoriali e approccio focalizzato su sostenibilità e resilienza.


b) C’è una parte riferita al contenimento del consumo di suolo (comma 5) che affida al PTM il compito di assegnare ai Comuni e loro Unioni le "quote differenziate della capacità edificatoria ammissibile" da riferire alla sostenibilità ambientale e territoriale (prevedendo a compensazione delle differenti opportunità trasformative un fondo perequativo metropolitano). Questo comma introduce un cambiamento rilevante rispetto alle prerogative di PTCP e PSC comunali, affidando al nuovo ente intermedio (Città metropolitana in sostituzione della Provincia) e al PTM (prescrittivo) la decisione circa i luoghi della trasformazione per nuova urbanizzazione. Una componente fondamentale dei Piani strutturali passa dunque al Piano territoriale metropolitano (già contenuto nell’art. 13 dello Statuto della Città Metropolitana) cui compete anche la decisione circa “specifici ambiti del territorio destinati ad assicurare la fattibilità delle opere pubbliche e di interesse pubblico”.

 

c) È individuata una componente strutturale (comma 6) che comprende argomenti già presenti nel PTCP e altri ulteriori relativi alla sostenibilità ambientale che, assieme all’attribuzione al PTM della disciplina del territorio rurale, rafforza il punto b) e sostiene la centralità di sostenibilità e resilienza del punto a). Questo aspetto, letto alla luce del principio di competenza, induce a ritenere che nei PUG di tutti i Comuni, anche del capoluogo, diventi centrale la "Strategia per la qualità urbana ed ecologico-ambientale", posto che le principali scelte strutturali pertengono al PTM. I Piani urbanistici comunali, non più tripartiti (nei PSC, POC e RUE richiesti dalla legge urbanistica 20/2000) potranno essere complessivamente più leggeri.

L'insieme delle prerogative attribuite allo strumento di pianificazione della Città metropolitana comporta un lavoro paziente di condivisione, soprattutto con i Comuni, che può trovare nella "visione", in particolare in alcune "figure strategiche a base territoriale" (si veda il paragrafo 7), un riferimento capace di offrire una immagine al futuro non solo generale per l’area metropolitana, ma specifica per tutte le sue differenti parti.

 
 
 

Il PTM nella nuova legge urbanistica

1
Componente strategica che attribuisce rilevanza alle specificità territoriali e dovrà restituire "scenari generali" coerenti con una "visione condivisa"
2
Componente strutturale che aggiunge argomenti relativi alla sostenibilità ambientale a quelli del PTCP con l'attribuzione della disciplina del territorio rurale, mettendo al centro sostenibilità e resilienza.
3
Decisione circa i luoghi della trasformazione per nuova urbanizzazione (prevedendo a compensazione un fondo perequativo metropolitano) e "specifici ambiti del territorio destinati ad assicurare la fattibilità delle opere pubbliche e di interesse pubblico"
 
 
 

Il PTM e i PUG comunali

1
Il PTM attribuisce rilevanza alle specificità del territorio metropolitano mettendo al centro la rigenerazione e la resilienza
2
Il PTM aggiunge temi relativi alla sostenibilità ambientale a quelli già compresi nel PTCP e detta la disciplina del territorio rurale
3
Il PTM si incarica del contenimento del consumo di suolo scegliendo i luoghi della trasformazione per nuova urbanizzazione e attivando modelli di perequazione
4
Il PTM alleggerisce i PUG dei Comuni della componente strategica e strutturale, così che diventerà centrale la "Strategia per la qualità urbana ed ecologico-ambientaLe"
 
 

Dispersione insediativa

SALDO RESIDENTI 1999-2009 per sezioni di censimento "case sparse"
SALDO RESIDENTI 1999-2009 per sezioni di censimento "case sparse"

fonte: Bilancio PTCP Bologna 2004-2010

 

Dal dopoguerra è cominciata una straordinaria crescita delle città, che poi si è estesa ai centri minori e successivamente ha investito il territorio rurale vocato all’agricoltura nel suo insieme. La "dispersione" è stata colta in tutta la sua portata negli anni ‘80 e ha raggiunto il suo acme col sesto ciclo edilizio, conclusosi con la grande crisi del 2007-2009.
La mappa è riferita alla dispersione prodotta dalla residenza, il fenomeno più eclatante per le ricadute sul pendolarismo e sulle domande di casa e servizi, ma la dispersione ha effetti altrettanto impattanti sulla riduzione dei cosiddetti “servizi ecosistemici”, ovvero sulle possibilità rigenerative dell’ecosistema legate ai cicli naturali. Le questioni del consumo di suolo oggi si saldano con quelle del consumo di ambiente.

 

Nuove urbanizzazioni previste dai PSC sulle aree agricole

Nuove urbanizzazioni previste dai PSC  sulle aree agricole

fonte: Città metropolitana di Bologna

 

Dal 2004 ad oggi i PSC hanno pianificato oltre 4.000 ha di nuove urbanizzazioni su suolo agricolo fertile*.
La sua riduzione comporta la perdita di servizi ecosistemici fondamentali per l‘equilibrio territoriale (approvvigionamento alimentare, regolazione del clima, controllo del dissesto e della vulnerabilità idrogeologica, permeabilità e ricarica), nonchè la perdita di paesaggio agrario, fonte di servizi culturali e ricreativi.
* circa 500 aziende agricole in meno (dimensione media azienda agricola in Italia 6-7 Ha)

 

Suolo "consumato"

ISPRA 2017 fotografa 34.645 Ha di suolo impermeabilizzato*
 
ISPRA 2017 fotografa 34.645 Ha di suolo impermeabilizzato*
 

  • SCENARIO AL 2020 "CARTA DI BOLOGNA"
    Il consumo di suolo (aumento di suolo impermeabilizzato) deve ridursi del 20% cioè passare da 336 ha (incremento ISPRA 2012-2016) a 269 ha (obiettivo 2016-2020)
    Gli strumenti attuativi approvati e oggi in corso di attuazione hanno già “ipotecato” più della metà di questa quota, quindi al 2020 i Comuni dovranno valutare con attenzione il residuo rimanente
  • Scenario 2021-2050
    PTM e PUG possono pianificare, fra 2021 e 2050, solo il 3% del territorio urbanizzato (LR 24/017, art. 6, escluse infrastrutture, ampliamenti di imprese, insediamenti produttivi strategici, ...)


Ipotetico andamento di una riduzione progressiva del consumo di suolo nel rispetto degli obiettivi sopra richiamati

 
Ipotetico andamento di una riduzione progressiva del consumo di suolo nel rispetto degli obiettivi sopra richiamati
 

Un primo modo per affrontare la questione del consumo di suolo è quello di ridurne complessivamente le quantità pianificate orientandosi verso gli interventi di rigenerazione.
Il trend del passato e le previsioni dei PSC vigenti sono messi a confronto con gli obiettivi assunti dalla legge regionale 24/2017 e con quelli fatti propri dalla Carta di Bologna. Per ridurre il gap, con l’azzeramento al 2050 degli insediamenti su suolo agricolo e naturale, si ipotizza un coerente comportamento di riduzione nel tempo.


* 34.645 ha di suolo consumato nel 2017 corrisponde al 9,36% del Territorio Metropolitano (+81 ha rispetto al 2016), valore decisamente superiore rispetto al dato a livello nazionale pari a 7,65%.

Al 2050 il suolo consumabile sarà pari a 0 (vedi L.R. 24/2017 art.5)