La stabilità dei versanti è connessa a fattori locali o arealmente e temporalmente variabili: morfologia, regime pluviometrico, condizioni geologico strutturali, fratturazione del substrato roccioso, capacità di infiltrazione delle acque meteoriche, eventuali "shock" sismici. Un fattore predisponente al dissesto di carattere generale, fortemente interagente con i precedenti è inoltre dato dalla litologia.
I dissesti sono censiti e cartografati nella "Carta Inventario delle frane a scala 1:10.000 della Regione Emilia-Romagna", prodotta dal Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna (SGSS). A prescindere dalle condizioni locali, la franosità in termini di eventi e di tipologia è strettamente correlabile alle caratteristiche litologiche e strutturali delle varie formazioni affioranti. Gli studi geologici espletati da ISPRA e dal SGSS regionale hanno evidenziato alcuni principali insiemi di unità litostratigrafiche, classificate per la propensione al dissesto (da elevata a bassa) e per la tipologia (colata, scivolamento traslazionale, scorrimento, crollo). Il censimento indica come circa il 20% della superficie totale del territorio collinare e montano sia interessato da fenomeni di dissesto, così classificati e distribuiti in termini di "stato" di attività:
Fonti delle informazioni
Dati disponibili
Il PTCP vigente ha recepito i contenuti conoscitivi e le disposizioni normative del PTPR e ha assunto il valore e gli effetti del PAI Reno in materia di dissesto idrogeologico, costituendo il riferimento unico per gli strumenti urbanistici comunali. I contenuti del PTCP (tavola 2a e norme) derivano dal Piano di bacino del Reno che ha elaborato il tema del rischio di frana e della stabilità dei versanti basandosi sull'analisi dei fattori fisici ed antropici all'interno di unità territoriali di riferimento ("Unità Idromorfologiche Elementari" – UIE), intese come porzione di bacino idrografico più rappresentativo delle dinamiche evolutive dell'ambiente fisico. Questo approccio costituisce un caso unico nel panorama della pianificazione e gestione del rischio di frana ed è stato esteso dalla Provincia anche alla porzione di territorio provinciale esterna al bacino del Reno per ragioni di omogeneità.
Per le UIE a rischio "elevato" (R3) e "molto elevato" (R4) interferenti centri abitati, nuclei abitati, previsioni urbanistiche, insediamenti industriali e artigianali principali, è obbligatoria una verifica del rischio geomorfologico a scala di dettaglio, in relazione alla riattivazione o allo stato di attività dei fenomeni di dissesto censiti nella Carta dell'Inventario del Dissesto regionale o nel Catalogo delle frane storiche e alla loro interferenza in atto o potenziale con gli elementi a rischio. Le conseguenti verifiche, che hanno interessato ampie porzioni di territorio montano, sono state avallate e successivamente recepite nel PTCP. Infine, ulteriori verifiche e perimetrazioni prodotte su iniziativa privata, sono state recepite dalle amministrazioni comunali attraverso provvedimenti contenenti norme e limitazioni d'uso ai fini dell'attuazione di specifici interventi urbanistici. Le aree oggetto di verifica sono state classificate in 5 zone con differenti limitazioni agli interventi edilizi, correlate alle condizioni specifiche.
La tavola 2A del PTCP vigente contiene i riferimenti alle UIE. I movimenti franosi censiti nella "Carta Inventario delle frane a scala 1:10.000 della Regione Emilia-Romagna" sono riportati nella "Tavola 2C – Rischio sismico: carta delle aree suscettibili di effetti locali" alla scala 1:25.000 (per il territorio di appennino), introdotta con la Variante in materia di Rischio Sismico approvata con delibera del C.P. n.57 del 28/10/2013.
Integrazioni previste
Si intende sistematizzare il quadro delle conoscenze derivanti dalla pianificazione di settore con gli aggiornamenti dell'Inventario regionale del dissesto, del PSAI del Bacino del fiume Reno e con le eventuali modifiche ai perimetri delle aree suscettibili di instabilità proposte dai Comuni.
Allo stato di fatto, il Piano di bacino del Reno risulta tuttora vigente e il PTM è tenuto a recepirne i contenuti. Nelle more di un'omogeneizzazione della disciplina dei piani di bacino a scala di distretto, che dovrà essere affrontata nell'ambito della riorganizzazione delle attività istituzionali dell'Autorità distrettuale del fiume Po, si propone di procedere con la stipulazione di un'intesa tra Città metropolitana di Bologna, Autorità di Bacino distrettuale del Fiume Po e Regione Emilia-Romagna per avviare il processo di aggiornamento degli elementi conoscitivi e normativi afferenti alla gestione dell'assetto idrogeologico.