Contesto del Piano Territoriale Metropolitano
 
 

1_Impostazione del Quadro Conoscitivo Diagnostico

Un ruolo rinnovato per la diagnosi territoriale

Il Quadro Conoscitivo Diagnostico (QCD) contiene la descrizione e interpretazione dell'assetto e delle dinamiche dei sistemi ambientali, paesaggistici, naturali, insediativi e infrastrutturali, degli aspetti fisici e morfologici del territorio, dell’utilizzazione del suolo e dello stato della pianificazione.

La sua impostazione tiene conto del radicale cambio di prospettiva sancito dalla nuova legge urbanistica regionale. Nell’ipotesi di ridurre progressivamente l’espansione urbana, fino al suo azzeramento, la città esistente non è intesa come il presupposto rispetto al quale aggiungere nuovi elementi, ma diventa il campo di azione principale del piano.

Come sottolineato nel documento di obiettivi del PTM, la pianificazione guarda alla città e al territorio come "sistemi capaci di evolvere in positivo rispetto a traumi e stress ambientali e sociali", e adotta il paradigma della resilienza in senso ampio: la presa in considerazione di “cambiamenti, incertezze, potenziale di novità e di sorpresa” e la possibilità di costruire “strategie di mutazione” aventi un carattere progressivo non riguardano solo il modo con cui affrontare l’emergenza indotta dal cambiamento climatico, ma attengono a una necessità di adeguamento dell’esistente che investe appieno la sfera sociale ed economica.

Di conseguenza, il quadro conoscitivo deve rafforzare il suo carattere diagnostico ed esplicitare, rispetto alle questioni rilevanti per il piano:

  • lo stato di funzionamento (come vanno le cose, in rapporto alla loro evoluzione dinamica);
  • I fattori/luoghi di vulnerabilità, intesi come criticità derivanti dalle possibili combinazioni fra elevata sensibilità ed elevata pressione;
  • I fattori/luoghi di forza, intesi come elementi di solidità sui quali fare leva.

 

Comprendere lo stato di funzionamento, individuare i punti deboli (su cui agire per ridurre le criticità) e quelli di forza (da potenziare e valorizzare) sono attività necessarie per poter definire le azioni da mettere in campo per essere più resilienti.

Come sappiamo, il rapporto fra conoscenza e decisione non è meccanicamente determinato. Intenzioni e progetti costruiscono i percorsi di esplorazione, ne definiscono l'orientamento e la finalizzazione. La stessa selezione delle cose che guardiamo e di quelle che mettiamo in evidenza esprime già un progetto implicito. Perciò, tali assunzioni sono dichiarate fin dalla fase preliminare della VALSAT e la costruzione della diagnosi territoriale si apre al contributo di tutti i soggetti interessati, all’interno di un processo ordinato (cioè definito nei modi e nei tempi).

 
 

Scomporre, ricomporre

Nel QCD la Città metropolitana è indagata attraverso un percorso esplorativo basato su dieci ambiti tematici, per ciascuno dei quali “si ritiene necessario (e tecnicamente possibile) organizzare in modo coerente, … un insieme di azioni utili a costruire e dare attuazione alla strategia del piano”.

  • Ecosistemi naturali
  • Ecosistema agricolo
  • Sicurezza territoriale
  • Consumo di suolo
  • Clima, energia e qualità dell’aria
  • Profilo demografico e sociale
  • Profilo produttivo ed economico
  • Insediamenti e dotazioni di rilevanza metropolitana
  • Accessibilità
  • Patrimonio storico e identitario

 

Per ogni ambito, i singoli aspetti sono trattati mediante schede contenenti un profilo tematico, nel quale sono evidenziate le fonti delle informazioni già disponibili e i dati da acquisire. C’è però qualcosa in più: ogni scheda sintetizza il merito delle questioni più rilevanti con le quali il PTM si confronta e prende posizione.

Nel PTM saranno sottolineate le interrelazioni fra i differenti ambiti tematici e il modo in cui tali interrelazioni concorrono a definire i "rischi", intesi come l’insieme delle condizioni che inibiscono o limitano l’uso e la trasformazione del territorio e come indicazione preliminare per individuare "luoghi e modi prioritari per azioni che favoriscano nuovi equilibri" e i "valori", intesi come gli elementi e i caratteri qualificanti sui quali fare leva, in una prospettiva di rafforzamento del loro valore d’uso collettivo.

 

Dinamico, aperto

Il QCD si fonda su un deposito di conoscenze costruito in un lungo arco di tempo e costantemente alimentato. Già nel 2004, il PTCP - in attuazione della legge regionale 20/2000 - aveva impostato il proprio quadro conoscitivo come “un prodotto dinamico, da correggere ed integrare nelle diverse fasi di elaborazione del Piano”. Tale impostazione ha trovato successiva conferma nell’investimento operato dalla Città metropolitana per costituire osservatori aventi il compito di raccogliere e divulgare le conoscenze e i dati disponibili sui temi di propria competenza. Poiché la Regione e altri enti territoriali e di ricerca, a scala nazionale e locale, hanno intrapreso iniziative analoghe, oggi disponiamo di un patrimonio di conoscenze, costantemente aggiornato, sullo stato di fatto, sullo stato di diritto e sui principali processi di cambiamento fisico e socio-economico che interessano il territorio bolognese.
Ulteriore riferimento fondamentale per la costruzione del QCD è il Bilancio 2012 dell’attuazione del PTCP, contenente la valutazione delle scelte di Piano sia in relazione alla loro efficacia (intesa come "capacità di determinare scelte programmatiche condivise, partendo da un sistema di punti fermi e di scelte strategiche definite dal Piano provinciale riguardanti la sostenibilità territoriale ed ambientale, la salvaguardia delle risorse naturali, la sicurezza idrogeologica, il contenimento dell’inquinamento e della dispersione insediativa"), sia in rapporto ai cambiamenti di contesto intervenuti nel frattempo.
Il campo delle conoscenze disponibili, già parzialmente esplorato nella prima fase di definizione del documento degli obiettivi del PTM, è stato sistematizzato e organizzato, ed è stato stabilito un programma di affinamenti e approfondimenti che poggia sull’attività dell’ufficio di piano e dei consulenti. La selezione e riorganizzazione delle conoscenze non è ancora compiutamente definita poiché la finalità della consultazione preliminare, come stabilito dall’art. 44 della LR n. 24/2017, è quella di affinare le conoscenze e delle interpretazioni, attraverso un rapporto dialettico e collaborativo con tutti i soggetti in grado di fornire contribuiti propositivi.